Via libera al contratto unico Per l’autotrasporto in Ticino
Le parti sociali, ASTAG Ticino da una parte e il sindacato OCST e Les Routiers Suisses Regione Ticino e Moesano dall’altra, annunciano con soddisfazione la firma del Contratto collettivo Autotrasporti. Il contratto entrerà in vigore il prossimo 1 luglio per le aziende affiliate all’ASTAG, per le altre a partire dalla data di pubblicazione del Decreto di forza obbligatoria sul Foglio ufficiale, e avrà durata fino al 31 dicembre 2023.
Questo importante strumento è destinato a incidere in modo determinante sulle condizioni di lavoro di circa 1300 lavoratrici e lavoratori impiegati in circa 200 aziende del settore e attivi nel trasporto di persone e di cose, sia per conto proprio che per conto terzi, come pure per le aziende che si occupano di sollevamenti con autogru e camion gru su tutto il territorio cantonale. Quello dell’autotrasporto, è il caso di ricordarlo, è un settore che è vitale per l’economia cantonale: basti pensare alla diversificazione dell’attività con funzioni essenziali in campi come la rimozione della neve, lo smaltimento dei rifiuti, le canalizzazioni, la distribuzione di prodotti alimentari, latte, carburante, ma anche il trasporto anziani e disabili.
Il contratto unico rappresenta uno strumento essenziale in un settore come questo, particolarmente soggetto al dumping salariale. Nel corso del 2016 infatti la Commissione Tripartita in materia di Libera circolazione delle persone aveva commissionato all’Ufficio dell’ispettorato del lavoro un’inchiesta sul settore autotrasporti, in particolare sulle aziende non firmatarie del CCL di categoria esistente. L’inchiesta aveva riscontrato che il totale degli abusi risultava superiore al 30% e, per le assunzioni degli ultimi due anni, superiore al 67%. Da questo risultato era emersa la necessità di creare un contratto normale di lavoro che assoggettasse tali aziende. Le categorie di settore attive su territorio cantonale, sia da parte padronale che da parte sindacale, si sono impegnate a trovare una soluzione diversa: un nuovo CCL che potesse essere esteso a tutte le aziende del settore, grazie ad un decreto di forza obbligatoria. Le parti sociali hanno voluto e saputo regolare con norme proprie e condivise i contratti di lavoro anziché subire norme imposte dallo Stato.
Del resto l’estensione a tutte le aziende, per la quale tutti i criteri sono soddisfatti, si è resa necessaria al fine di garantire il rispetto di adeguate condizioni di lavoro sul territorio cantonale. In assenza di un CCL di obbligatorietà generale, infatti, le aziende ticinesi, in maggioranza di piccole e medie dimensioni, dovrebbero confrontarsi in un modo sempre più cogente con una concorrenza sleale legata alle condizioni retributive.